Mary Shelley, Frankenstein
Nel 1818 Lord Byron, ospite in casa Shelley a Ginevra, propone a Mary e a Percy di scrivere, per gioco, un racconto dell’orrore. Ricollegandosi al mito di Prometeo, Mary scriverà “Frankenstein”. Una storia che è un groviglio etico, un ragionamento profondo sull’origine della vita: l’angosciante storia di uno studente che conduce macabri esperimenti nel tentativo di restituire la vita ai cadaveri. Dal suo romanzo, ancora adesso, decine e decine di film.
I film ed i cartoni, creati ispirandosi a questo libro, li ho visti e rivisti ma il libro è tutta un'altra storia.
RispondiEliminaSi nota abbastanza, a volte anche troppo, che l'autrice sia una femmina. Lo stile è dolce e le pagine sono "impregnate" di senso di ribrezzo verso se stessi. Avrei preferito che lo stile fosse più pesante anche nel linguaggio ma uno stile più pacato nel descrivere i sentimenti e ciò che avviene.
La storia rimane incredibile, come incredibile e folle sia il fatto che un mostro ignaro del nostro mondo possa essere un autodidatta.
Elena Salis
ma vince uno stile più pacato*
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