lunedì 14 dicembre 2015

Materia oscura nell'oscuro Sulcis


Da «La Repubblica» della scorsa settimana, l'articolo di Silvia Bencivelli, brava divulgatrice scientifica, sulle più recenti ricerche (italiane) sulla materia oscura di cui abbiamo parlato in quarta.

Ho poi scovato in rete questa notiziona sul Sulcis risalente a quest'estate: pare costruiranno Aria un'enorme torre per l'estrazione dell'Argon a partire dalle miniere dismesse, avviando una collaborazione con l'Istituto nazionale di fisica nucleare, proprio quello che di materia oscura si sta occupando! Se il progetto parte, portiamo qualcuno a parlare al Liceo e andiamo a curiosare dentro la torre... (qui la fonte ufficiale della notizia, il comunicato stampa congiunto dell'Insn e Regione Sardegna).

venerdì 27 novembre 2015

Prima A: 15 letture

Questi - più o meno in ordine alfabetico - sono 15 bellissimi libri (ognuno a suo modo) adatti ai lettori della vostra età. Ma che età confusa e sfuggente è la vostra! Quali sono i libri "adatti"? Nulla è sicuro... Ci sono quindi libri importanti scritti per adulti (1984 di Orwell è un capolavoro assoluto) e libri più semplici, scritti per lettori giovani e a volte addirittura inesperti, ma non per questo meno belli e curati. Ci sono libri "di genere" (un fantasy, distopici, una autobiografia, gialli) e romanzi meno incasellabili in un genere preciso, ma comunque sempre avvincenti e indimenticabili.
Tutti letti, testati, discussi a volte con vostri compagni di altre classi, a volte scelti con l'aiuto di esperti. Sono certa troverete qualcosa di buono per tutti voi. 

Buona scelta!
André Agassi, Open, Einaudi
David Almond, Il grande gioco, Salani

Paul Dowswell, Auslander, Feltrinelli

Aidan Chambers, Danza sulla mia tomba, BUR

Aidan Chambers, Quando eravamo in tre, BUR

Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, Mondadori 

Suzanne Collins, Hunger games (trilogia), Mondadori

Shaun Tan, L'approdo, Elliott

Ursula K. Le Guin, Il mago, Mondadori

Richard Matheson, Io sono leggenda, Fanucci

Meg Rosoff, Fai finta che io non ci sia, Rizzoli

Alice Sebold, Amabili resti, e/o

Stephen King, Stagioni diverse, Pickwick

George Orwell, 1984, Mondadori

Joe R. Lansdale, La sottile linea scura, Einaudi


giovedì 26 novembre 2015

La teoria della relatività spiegata, il giorno del suo centesimo compleanno, da Giulio Peruzzi, fisico, in una bella puntata di Wikiradio (su radio 3, in Podcast; durata 30').

disegno di Tullio Pericoli



martedì 17 novembre 2015




La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Bertolt Brecht
Un articolo semplice: 

Due video chiari (a volte opinabili perchè semplificano) sulla Siria e il tema rifugiati (in spagnolo e inglese, sottotitolati)


Alcuni articoli di analisti internazionali



L'analisi lucida e chiara di Lucio Caracciolo su «Repubblica» di oggi (17 novembre) http://www.dirittiglobali.it/2015/11/scacco-al-terrore-in-quattro-mosse/

L'editoriali di Luigino Bruni su «Avvenire» di oggi (17 novembre):
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/editoriali-avvenire/11296-basta-armare-la-guerra.html




venerdì 9 ottobre 2015

Nabucco (donosor)

Domenica 11 ottobre andiamo al Teatro comunale di Cagliari per l’ultima recita del Nabucco, opera giovanile di Giuseppe Verdi, andata in scena per la prima volta nel 1842 alla Scala di Milano.

Prima edizione del Nabucco: Verdi era praticamente sconosciuto al pubblico, e anzi reduce da un mezzo fiasco. Il suo nome dunque non compare nella locandina, in cui viene citato solo Temistocle Solera, autore del libretto. 


La trama come sempre è piuttosto arzigogolata, tesa a condensare in poco più di due ore un elevato numero di avvenimenti: maledizioni, profezie, agnizioni, condanne a morte e salvezze, desideri di potere, prigionie nostalgie e gelosie folli. E se La Traviata (che è del 1853) metteva in scena un tempo e uno spazio ben familiari al pubblico ottocentesco, e poco distanti da noi, il Nabucco è ambientato nella Babilonia più remota, al tempo del re – appunto – Nabucodonosor (e questo in effetti era l’originario nome dell’opera, poi abbreviato perché il pubblico ormai “Nabucco” più agilmente la chiamava) e della sua guerra con il popolo ebreo.

Non vi racconto il plot per intero, potete agevolmente leggerlo qui.

L'immediata popolarità dell’opera, così lontana dal contesto ottocentesco, è dovuta alla grande attualità romantica dei conflitti trattati. Se già la passione di Abigaille e l’afflato religioso che coinvolge lo stesso Nabucco, convertitosi infine al monoteismo di Jehova, sono affini al sentire romantico, l’opera fu percepita come modernissima, nella prima metà dell’Ottocento, soprattutto perché racconta una storia di patria lontana, di schiavitù etnica e di nostalgia per una Nazione perduta, anzi mai esistita davvero. 
Il tema del potere – di vita e di morte, di legge e di forza, di golpe e di lione, per dirla con Machiavelli – è infatti centrale, e rende memorabile la presenza del coro che impersona, al di là di ogni individualismo romantico, un intero popolo schiacciato e dominato ingiustamente, come – nell’idea verdiana – quello italiano di metà Ottocento. Usando le parole di un noto critico musicale, Massimo Mila, «il contrasto fondamentale dell'azione non è tanto di passioni e d'individui, quanto di popoli e di fedi. Due popoli sono in lotta, l'oppressore e il vinto, gli Assiri e gli Ebrei, e attraverso le masse corali parlano un linguaggio pieno di dignità, quale raramente si ritroverà ancora nei cori verdiani». E’ infatti il Va pensiero il momento apicale e più struggente dell’opera, non l’aria di questo o di quel personaggio, come accadeva nella Traviata, in cui Violetta domina la scena. 
Tra le molte presenti su You tube, vi consiglio questa bella esecuzione diretta da Riccardo Muti, eseguita dal vivo al Teatro dell'Opera di Roma, nel 2011. 


L’allestimento che vedremo è stato rappresentato al Teatro Lirico di Cagliari nel 2012, e riproposto oggi visto il grande successo di allora.
Se allora, come ci racconta Maria Paola Masala – brava critica dell’Unione Sarda – i protagonisti presero posizione esplicita contro i licenziamenti dell’Alcoa battendo gli elmetti sulle tavole del palco, oggi l’opera può parlarci ancora dei più deboli, senza lavoro, senza patria e senza identità, esuli forzati, sottomessi a un potere dispotico e violento, e ancora, speriamo, emozionarci. 

Qui il musicologo Raffaele Mellace presenta l’opera al pubblico cagliaritano.

Qui l’intervista (del 2012) alla Abigaille di questo allestimento, Dimitra Theodossiou. 

Qui un assaggio dell’allestimento, per la regia di Leo Muscato. 

Qui, infine, trovate il libretto di sala del Teatro La Fenice di Venezia, con moltissimi spunti e saggi d’approfondimento. 

Ci vediamo domenica!


lunedì 8 giugno 2015

Letture estive...

Consigli e indicazioni di lettura per l'estate 2015


Scegli almeno tre libri da leggere durante l’estate cercando informazioni su quelli che ti paiono più adatti (curiosa su anobii, amazon, ibs.it, qlibri, wikipedia…. Ma soprattutto vai in libreria, chiedi i libri che più ti attraggono e leggine l’inizio!)
Quando li hai finiti, inserisci un commento sintetico in calce a questo post!
Se leggi altri libri che ti sono piaciuti e che ti sembrano interessanti per tutti, consigliali tu a noi sempre qui sotto!

Indicazioni di massima (non vincolanti!):
***: libri per tutti
**** : libri specifici per chi va in quarta Liceo
*****: Libri specifici per chi va in quinta Liceo

AA.VV., Racconti matematici (Einaudi tascabili) classici brevi a tema matematico ***
Abbott, Flatlandia: logica, matematica, fantastico e satirico *****
Austen, Orgoglio e pregiudizio: classico, intramontabile, romantico *****
Calvino, Le città invisibili: intelligente, sorprendente, breve ***
Camilleri, Il cane di terracotta… giallo, italiano/siciliano, divertente, contemporaneo ***
Chevallier, La paura, Grande guerra, antimilitarista, tragico e ironico *****
Crane, Il segno rosso del coraggio, Guerra, violenza, coraggio ***
D’Annunzio, Il piacere, classico, decadente, stile e lingua raffinata *****
De Giovanni, Il senso del dolore, giallo contemporaneo, Napoli fascista, semplice e di qualità ***
Dostoevskij, Il giocatore, classico, innovatore, geniale *****
Eco, Il nome della rosa, medioevo fantastico e realistico, giallo, accattivante ***
Euripide, Medea, teatro classico, bene/male, vendetta, passione ***
Flaubert, Madame Bovary, classico dell’ottocento, spartiacque, insuperato *****
Goldoni, La locandiera, settecento, teatro, divertente, italiano/veneziano ****
Harper Lee, Il buio oltre la siepe, razzismo, formazione, Stati Uniti ***
Hemingway, Addio alle armi – Fiesta, guerra, avventura, uomini, coraggio sangue e morte ***
King, Il miglio verde, razzismo, carcere, mistero ***
Lansdale, In fondo alla palude, razzismo, ansia, contemporaneo ***
Levi, I sommersi e i salvati, shoa, storia del Novecento, memoria *****
Margaret Doody, Aristotele detective, giallo, semplice, antica Atene dei filosofi ***
Maurensing, La variante di Lunenburg, scacchi, nazismo, thriller ***
Meneghello, I piccoli maestri, Resistenza, guerra partigiana, onesto e limpido *****
Pennacchi, Canale Mussolini, Ventennio fascista, migrazioni, lingua accattivante *****
Orwell, 1984, potere, libertà, totalitarismo ***
Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Grande guerra, trincea, paura e coraggio ***
Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Seconda guerra mondiale, storia italiana, moderna epopea *****
Salinger, Il giovane Holden, classico moderno, intramontabile, commovente ***
Saramago, Cecità, campo di concentramento, malattia, difficile, bellissimo *****
Sciascia, Una storia semplice – Il giorno della civetta, mafia, giallo, Sicilia ***
Shakespeare, Amleto – Romeo e Giulietta, teatro seicentesco, classici, intramontabili ****
Sofocle, Edipo re – Antigone, teatro classico greco, tragedie, potere, giustizia, libertà ***
Spiegelman, Maus, fumetto, nazismo, intenso e intelligente ***
Steinbeck, Furore, Bompiani 2015 (rigorosamente!), migrazioni, povertà, libertà *****
Stevenson, Dottor Jekill e Mister Hyde, doppio, bene/male, piccolo ma gigantesco ***
Tolstoj, Anna Karenina, lungo e gigantesco, amore, morte, vita ***
Zola, L’assommoir, classico ottocentesco, alcolismo, perdizione, psicologia *****

Buona lettura!


mercoledì 3 giugno 2015

lunedì 1 giugno 2015

Un giovane libro di 160 anni

Edizione del 1857 con correzioni autografe di Baudelaire

160 anni fa, il 1° giugno 1855 «La Revue des deux mondes» pubblica per la prima volta Les fleurs du mal di Charles Baudelaire. Capolavoro assoluto. 

A Radio3 ce lo racconta oggi - e si può ascoltare e scaricare in podcast - la brava Daria Galateria nella trasmissione Wikiradio (una trasmissione bellissima e utilissima: guardatevi l'archivio, ce n'è per tutti i gusti!). 


lunedì 25 maggio 2015

Chi era John Nash

Molti articoli su John Nash, ne posto uno del Post, ma a voi gli approfondimenti... http://www.ilpost.it/2015/05/25/john-nash/

Obbligatorio anche cercare di capire la teoria dei giochi!


mercoledì 6 maggio 2015

Dante e Lucifero (Inferno, XXXIV)


Gustave Doré, Inferno, XXXIV, 1861

Da Jeffrey B. Russell, Il diavolo nel medioevo, Bari, Laterza, 1982
La paura del diavolo e del peccato è quella che ha più ossessionato gli uomini del Medioevo, a giudicare dall’insistenza con cui questo tema si presenta nella letteratura e nell’arte. Il diavolo, dal latino diabolus («calunniatore»), ha un ruolo importante nel Nuovo Testamento, dove rappresenta il principio del male. Associato al mondo materiale, il regno di Satana è in continua lotta con il regno di Dio, sino alla fine del mondo, quando sarà definitivamente sconfitto. La missione salvifica di Cristo si giustifica proprio nei termini di una contrapposizione al potere di Satana, che si configura come l’Anticristo.
Sarà questa poi la base della demonizzazione degli ebrei, degli eretici, degli infedeli. Nell’Apocalisse troviamo anche i primi caratteri della raffigurazione diabolica: il diavolo è un mostro, con sette teste e dieci corna. 

Miniatura dal ‘Liber Figurarum’ tav. 14. Il Drago dell’Apocalisse
L’immagine poi si semplifica, ma resta l’attributo delle corna, insegna del potere o anche allusione agli animali cornuti pagani, simbolo della fertilità. La bestia è nera, come le tenebre degli abissi, o rossa, come il fuoco o il sangue. Mancano ancora le ali, segno del dominio dell’aria. È difficile tracciare uno sviluppo dell’iconografia del diavolo, perché in essa confluiscono tradizioni diverse e contrastanti: quella ascetico-monastica, quella folklorica, quella filosofica e quella didattico-religiosa.

Illustrazione dal ‘Codex Gigas’, fol. 270 recto. Il Diavolo. Inizi del XIII secolo
Il diavolo assume aspetti molteplici, conformemente alla sua capacità di trasformarsi, di mascherarsi, di usare tutti gli strumenti dell’inganno per perseguire i suoi fini di perdizione. Egli mostra essenzialmente due volti, quello del tentatore e quello del torturatore infernale. Nel primo caso prende la forma di serpente o sembianze umane, soprattutto femminili, ma anche di uomo pio e colto, di viandante, di contadino, ecc. In questa veste stipula patti con i peccatori: il motivo del patto con il diavolo, alla base del moderno personaggio di Faust, circola ampiamente nel Medioevo e influenzerà direttamente la caccia alle streghe. Nel secondo caso il diavolo assume l’aspetto terrificante documentato nei testi di Bonvesin de la Riva, di Giacomino da Verona, di Dante, nei capitelli e negli affreschi delle chiese (si vedano le impressionanti rappresentazioni dell’Inferno – XIII e XIV secolo – nel Battistero di Firenze e nel Cimitero monumentale di Pisa).

Coppo di Marcovaldo, particolare del Giudizio universale, 1260-1270. Firenze, Battistero di S. Giovanni
Prima del Mille tuttavia il diavolo, per lo più un uomo o un diavolicchio, specie di folletto o di spirito maligno, non è un essere spregevole. Solo dopo l’XI secolo diventa un essere mostruoso, un ibrido tra l’uomo e la bestia, fornito di corna, di coda e di ali: il suo aspetto assumerà, dopo la crisi e la peste del Trecento, caratteri sempre più grotteschi, come dimostra la pittura di J. Bosch e di P. Bruegel.
È un testo dell’XII secolo, La visione diTundale, con l’immagine mostruosa del diavolo, che divora le anime e le espelle sul ghiaccio, a influenzare le successive rappresentazioni letterarie e artistiche di Lucifero. Anche quando nei secoli XII, XIII e XIV la letteratura laica in volgare (dai poemi epici alle novelle di Boccaccio e Chaucer) relega il diavolo a un ruolo marginale o a pura metafora dei vizi umani, il demonio non allenta la sua presa sull’immaginario della gente. A ciò contribuiscono la letteratura religiosa e l’arte figurativa, dove la figura di Lucifero trionfa nelle visioni infernali dell’oltretomba.

Proiezione delle angosce legate al senso di colpa e alla paura del peccato e della morte, il diavolo, aspetto rimosso e perturbante della società mercantile, appare ora soprattutto come torturatore. Ce lo mostrano all’opera Giacomino da Verona e Bonvesin de la Riva, con gli attributi tradizionali di un’iconografia rivolta a suscitare terrore per distogliere dal peccato. I diavoli sono esseri deformi e terribili, neri, cornuti e puzzolenti, lanciano fiamme dagli occhi, soffiano fuoco dalla bocca, dalle narici e dalle orecchie, hanno zampe d’orso, orecchie di porci, artigli, coda di serpente.

Giotto, Giudizio Universale, 1306 ca. Padova, Cappella degli Scrovegni
Creatura mostruosa, segno di sregolatezza e di bestialità, del sovvertimento delle leggi di natura, il diavolo è un essere vorace che abbranca, ingoia e talora riespelle le vittime. Questa immagine è evocata dal lupo mangiatore di uomini del folklore e della fiaba europea (dal lupo di Gubbio dei Fioretti di S. Francesco a Cappuccetto rosso), dal mito del licantropo, del vampiro, agli uomini-tigre della tradizione asiatica: è un’immagine forte che impressiona tenacemente l’immaginario medievale e influenza anche la Commedia di Dante.

Il Lucifero dantesco, confitto nell’Inferno, con le sue tre bocche maciulla tre celebri traditori (Giuda, Bruto e Cassio), ma le sei pesanti ali di pipistrello, simbolo di tenebre e di cecità, flagellano invano l’aria gelata, impotenti a volare. Questo Lucifero è più ripugnante che terrificante. In linea con la tradizione scolastica, che nega un’esistenza autonoma al male – giacché il male dipende in ultima analisi dal bene, essendo Dio creatore dell’intero universo – Satana è pura materia, il suo corpo, irsuto e ferino, è un verme, un mostro, la negazione della verità e dello spirito: perciò, simbolo del nulla, Lucifero divora le sue prede umane piangendo lacrime di rabbia impotente.


Per concludere, dopo il saggio dello storico americano Jeffrey B. Russell, quattro bellissime illustrazioni moderne (tra 1800 e primi del '900) della Commedia.

Scaramuzza, nel 1870, illustrò l'intera opera dantesca ma fu schiacciato dalla fama di Gustave Dorè, e le sue splendide tavole sono oggi decisamente sconosciute, ma appunto restano splendide.


Francesco Scaramuzza, Inferno XXXIV, 1870

Kiernerk e Zardo parteciparono a un concorso indetto nel 1900 dall'editore fiorentino Vittorio Alinari per l'illustrazione della Commedia. Tra i 31 concorrenti, vinse Alberto Zardo (e questa tavola è bellissima davvero), ma la forza espressiva di Giorgio Kiernerk è notevole. 


Giorgio Kiernerk, Lucifero, Alinari, 1902-1903


Alberto Zardo, Apparizione di Lucifero, Alinari, 1902-1903

L'ultima, quella del genovese Amos Nattini, recupera il colore e restituisce in modo straordinario l'effetto livido e drammatico del Cocito dantesco, la «gran meraviglia» (v. 37) di Dante e senz'altro di noi lettori. 
Amos Nattini, Inferno, XXXIV, 1915-39



giovedì 9 aprile 2015

ITIS Galileo, di Marco Paolini, al teatro Massimo

«L'arte e la scienza dovrebbero sempre essere ribelli rispetto al pensiero dominante del loro tempo»



Sabato mattina andremo dunque a vedere ITIS Galileo di Marco Paolini.

Qualsiasi sia l'effetto che vi farà lo spettacolo (vi piacerà?) è un'occasione preziosa di essere presenti a un evento importante nel panorama teatrale italiano, perchè Paolini è un attore, regista e drammaturgo di grande livello, molto noto e molto bravo.

Non assisteremo a uno spettacolo "recitato", in cui un attore veste i panni di un personaggio, ma ad un teatro "narrativo" in cui qualcuno - Paolini - ci racconterà una storia.
E quale storia può essere più interessante, coinvolgente e avventurosa della vita del nostro più grande scienziato (oltre che scrittore di scienza, divulgativo e non)? Galileo Galilei, il "padre della scienza moderna", che muore vecchio e sconfitto (o no?), che trionfa comunque sull'ignoranza e la superstizione (o no?), che scruta il cielo, e scrive e legge e fino all'ultimo si pone domande e si dà risposte, anche sbagliate ma tutte geniali.

Chi ha già studiato le vicende umane, letterarie e filosofiche del meraviglioso Seicento capirà forse un po' di più. Gli altri, si godano lo spettacolo e mettano in saccoccia, che prima o poi, di Galileo, sentiranno parlare ancora...

“Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro. Sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace.
Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non sia teoria, ma spiegazione della realtà”
. M.P.



mercoledì 8 aprile 2015

La sentenza di Strasburgo sul G8 di Genova

Un'aula della scuola Diaz, dopo l'irruzione della polizia, durante il G8 di Genova

Su «Internazionale» on line di oggi, Luigi Manconi (sociologo e senatore sassarese) ci spiega con parole chiare «perchè gli italiani hanno paura della polizia».

L'articolo è un commento alla importante sentenza della Corte di Strasburgo, emanata ieri, con la quale si condanna l'Italia per le torture (gravissime, accertate e sostanzialmente impunite) durante il G8 di Genova, sulle quali potete leggere qui e, in via riepilogativa, poichè nel luglio 2001 eravate bambini, qui o qui...

Ci fa capire bene che una legislazione efficace garantisce giustizia, e che a volte una decisione assurda dei giudici dipende da decisioni assurde o mancate da parte del Parlamento (che le leggi le scrive e approva), perchè

«L’Italia è stata condannata anche per l’assenza di rimedi giurisdizionali interni: per il fatto, cioè, che le vittime di quelle torture non hanno potuto avere giustizia davanti alle corti nazionali. E non certo per negligenza della magistratura, ma semplicemente perché l’ordinamento giuridico italiano non prevede il reato di tortura».

L'articolo (e in generale il tema) è molto interessante, infine, per chi, di noi, si è interrogato sul legame tra potere, forza e violenza (a proposito della «bestia» di Machiavelli): la polizia ha la grande responsabilità di poter usare la forza - non la violenza, non la tortura - per garantire la legalità ai cittadini, e ha il dovere di rispettare l'individuo anche quand'egli sia (o ritiene che sia, il che fa già una grossa differenza!) un delinquente. Sempre.

PS: su cosa sia la Corte di Strasburgo... http://it.wikipedia.org/wiki/Corte_europea_dei_diritti_dell%27uomo




mercoledì 1 aprile 2015

Leopardi e il desiderio di infinito

John Constable, Seascape study with rain cloud, c. 1824

Un articolo forte di Gianni Celati (scrittore e critico letterario) su Leopardi e il suo senso per noi (anche) oggi. Per i ragazzi di quinta, naturalmente. 
Non è semplice nè facile, ma se lo leggete con calma e lo capite a fondo è fatta. 

«La prima cosa che vorrei cercare di fare è suggerire di ascoltare i frammenti dello Zibaldone di Leopardi sullo sfondo di tutte queste frasi fatte che ci inducono giorno per giorno a essere sempre più ottimisti verso l'avvenire, verso il progresso, quello che possono fare i politici per noi, ottimisti sulla scuola - tutto quell'ottimismo che quel tale lì per mezz'ora stilò come programma del suo partito. Questo è uno sfondo inevitabile. Non credo che si possa leggere Leopardi al giorno d'oggi senza pensare a questo sfondo, cioè lo sfondo di parole che ci vengono addosso e che sono parole pubblicitarie...» continua su doppiozero.com: http://www.doppiozero.com/materiali/lettura/leopardi-e-il-desiderio-infinito

venerdì 20 marzo 2015

Bellissimo concorso!



ATTENZIONE ATTENZIONE!

La mitica e organizzatissima Scuola Normale Superiore di Pisa - eccellenza mondiale nel campo della ricerca scientifica in discipline sia umanistiche che scientifiche - ha indetto un concorso molto selettivo ma molto interessante: in palio per cinque studenti liceali italiani la possibilità di trascorrere una giornata alla Normale insieme ai ricercatori e ai gruppi di ricerca della Scuola, nei loro laboratori e nelle loro bellissime strutture, affiancandoli nella ricerca e vivendo da vicino una delle realtà più coinvolgenti ed esclusive della alta formazione universitaria e post-universitaria (tutto pagato, dal viaggio al vitto e alloggio, naturalmente!).

Come si partecipa?

Chiunque di voi può cimentarsi a scrivere un breve articolo di taglio divulgativo (massimo 500 parole) su una notizia scientifica d'attualità che lo ha particolarmente colpito. 

Saranno valutate: 

- la capacità di organizzare le informazioni in modo sintetico ed efficace; 

- la comprensione delle informazioni presentate. 

Spesso può essere difficile discriminare tra scienza e pseudoscienza: è importante dunque che le notizie provengano da fonti affidabili! (Questa è anche la prima regola del buon ricercatore). 

La scadenza per l'upload dei propri elaborati è il 10 aprile 2015. I vincitori saranno scelti poco dopo e la premiazione avverrà per tutti indicativamente un giorno attorno al 15 maggio 2015.

Per caricare e inviare l'articolo è necessario usare questo modulo: http://vis.sns.it/come-partecipare/vivi-un-giorno-da-ricercatore/

Nel sito è presente una utile pagina di link ai più affidabili siti italiani di divulgazione scientifica - da imitare e prendere a modello per il vostro articolo - e a siti (non solo italiani) delle diverse discipline seguite dal centro (Biofisica, Chimica, Cosmologia, Fisica delle particelle, Archeologia), cui aggiungo il link a Eurekalert! il sito di un'importante agenzia di informazione scientifica. 

Per chi di voi è su Facebook, ecco la pagina della Scuola Normale di Pisa: https://www.facebook.com/scuolanormale

Coraggio e in bocca al lupo a tutti!!

lunedì 16 marzo 2015

Perchè dobbiamo leggere Dante

Un saggio molto leggibile di Claudio Giunta (giovane docente all'Università di Trento) sulla bellezza e il valore di Dante (la Commedia) oggi, per noi.
Con un meraviglioso disegno di Gipi in apertura, che da solo vale il link.

Lo stile è leggero, accessibile per voi, e in qualche misura riproducibile in un "saggio breve". Contiene una tesi chiara e, insomma, oltre che interessante di per sé è anche un valido esempio di scrittura da imitare.

mercoledì 11 marzo 2015

Vecchio (caro) articolo su di noi...

I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilità
Cosa sta accadendo nelle menti degli italiani, come mai ho l' impressione che lo stordimento, se non addirittura una leggera forma di demenza, stiano soffiando come scirocco in troppi cervelli, giovani e meno giovani? Quali sono le cause, se ce ne sono, di questo torpore? Avevo raccontato, un mese fa su "Repubblica", la mia crescente ansia di fronte al silenzio dei miei studenti che sembrano non saper più ragionare. In tanti hanno risposto, mi sono arrivate molte lettere, anche dai ragazzi delle scuole. Capisco che è difficile indicare un unico responsabile, un sicuro colpevole, ma una piccola idea del perché accada tutto questo io me la sono fatta e ve la propongo. A mio avviso da troppo tempo viviamo sotto l' influsso di una divinità tanto ammaliante quanto crudele, un uccelletto che canta soave, ma che ha un becco così sottile e feroce da mangiarci il cervello. La Facilità è la dea che divora i nostri pensieri, e di conseguenza l' intera nostra vita. La Facilità non va certo confusa con la Semplicità che, come ben sintetizzava il grande scultore Brancusi, «è una complessità risolta». La Semplicità è l' obiettivo finale di ogni nostro sforzo: noi dovremmo sempre impegnarci affinché pensieri e gesti siano semplici, e dunque armoniosi e giusti. La Semplicità è il miele prodotto dal lavoro complicato dell' alveare, è il vino squisito che dietro di sé ha la fatica della vigna. La Faciltà, invece, è una truffa che rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni. A farne le spese sono soprattutto i ragazzi più poveri e sprovveduti, ma anche noi adulti furbi e smaliziati stiamo concedendo vasti territori a questa acquerugiola che somiglia a un concime ed è un veleno. La nostra cultura ormai scansa ogni sentore di fatica, ogni peso, ogni difficoltà: abbiamo esaltato il trash e il pulp, bastavano un rutto e una rasoiata per raccogliere attenzione e gloria; abbiamo accettato che le televisioni venissero invase da gente che imbarcava applausi senza essere capace a fare nulla; abbiamo accolto con entusiasmo ogni sbraitante analfabeta, ogni ridicolo chiacchierone, ogni comico da quattro soldi, ogni patetica "bonazza". Così un poco ogni giorno il piano si è inclinato verso il basso e noi ci siamo rotolati sopra velocemente, allegramente, fino a non capire più nulla, fino all' infelicità. Tutto è stato facile, e tutto continua a voler essere ancora più facile. Impara l' inglese giocando, laureati in due anni senza sforzo, diventa anche tu ridendo e scherzando un uomo ricco e famoso. Spesso i miei alunni, ragazzi di quindici o sedici anni, mi dicono: «Io voglio fare i soldi in fretta per comprarmi tante cose», e io rispondo che non c' è niente di male a voler diventare ricchi, ma che bisognerà pure guadagnarseli in qualche modo questi soldi, se non si ha alle spalle una famiglia facoltosa: bisognerà studiare, imparare un buon mestiere, darsi da fare. A questo punto loro mi guardano stupiti, quasi addolorati, come se avessi detto la cosa più bizzarra del mondo. Non considerano affatto inevitabile il rapporto tra denaro e fatica, credono che il benessere possa arrivare da solo, come arriva la pioggia o la domenica. Sembra che nessuno mai li abbia avvertiti delle difficoltà dell' esistenza. Sembra che ignorino completamente quanto la vita è dura, che tutto costa fatica, e che per ottenere un risultato anche minimo bisogna impegnarsi a fondo. E per quanto io mi prodighi per spiegare loro che anche per estrarre il succo dall' arancia bisogna spremerla forte, mi pare di non riuscire a convincerli. Il mondo intero afferma il contrario, in televisione e sui manifesti pubblicitari tutti ridono felici e abbronzati e nessuno è mai sudato. Così si diventa idioti. E' un processo inesorabile, matematico, terribile, ed è un processo che coinvolge anche gli adulti, sia chiaro. La Facilità promette mari e monti, e il livello mentale si abbassa ogni giorno di più, fino al balbettio e all' impotenza. «Le cose non sono difficili a farsi, ma noi, mettere noi nello stato di farle, questo sì è difficile», scriveva ancora Brancusi. Mettere noi stessi nello stato di poter affrontare la vita meglio che si può, di fare un mestiere per bene, di costruire un tavolo o di scrivere un articolo senza compiere gravi errori, questo è proprio difficile, ed è necessario prepararsi per anni, prepararsi sempre. E se addirittura volessimo avanzare di un palmo nella conoscenza di noi stessi e del mondo, trasformarci in esseri appena appena migliori, più consapevoli e sereni, dovremmo ricordarci la fatica e la pena che ogni metamorfosi pretende, come insegnano i miti classici, le vite degli uomini grandi, le parole e le posizioni dei monaci orientali. Ma la Facilità ormai ha dissolto tante capacità intellettuali e manuali, e si parla a vanvera perché così abbiamo sentito fare ogni sera, si pensa e si vive a casaccio perché così fanno tutti. Ben presto per i lavori più complessi dovremo affidarci alla gente venuta da fuori, da lontano, alle persone che hanno conosciuto la sofferenza e hanno coltivato una volontà di riscatto. Loro sanno che la Facilità è un imbroglio, lo hanno imparato sulla loro pelle. Noi continueremo a sperare di diventare calciatori e vallette, miliardari e attrici, indossatori e stilisti, e diventeremo solo dei mentecatti.
MARCO LODOLI


Per facilità (!!), e violando di sicuro qualche norma sulla privacy, vi ho copiato un articolo del 2002 tratto da qui http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/06/miei-ragazzi-insidiati-dal-demone-della.html