venerdì 19 dicembre 2014

Buone vacanze!

Ciao cari,
non ci vedremo, come invece avevo preventivato, e - casomai passaste di qui - vi scrivo un paio di cose.

Come sa chi è venuto ai colloqui, ma forse la voce già si è sparsa, ho arrotondato i vostri voti per difetto, tranne che per l'ultimo quarto di voto (che aveva 6,72 ha preso 6, chi aveva 6,75 ha preso 7). L'ho fatto per tutti, indistintamente, sebbene sappia che alcuni di voi, per l'impegno e la serietà che hanno dimostrato, avrebbero meritato salti anche di oltre mezzo punto. Ci sarà tempo per rifarsi; al secondo pentamestre è più giusto e più utile, da parte mia, sbilanciarmi. Adesso volevo passasse in modo neutro e "freddo" un generale invito ad un maggior impegno collettivo, una maggiore fatica, un maggiore spirito di iniziativa. Lo so, vi ripeto, che qualcuno già ha dato il massimo. E nessuno deve restarci male. Peraltro, aggiungo, i sei non sono brutti voti: li intendo come una vera sufficienza e non li ho regalati a pioggia. Se avete preso sei vuol dire che avete lavorato in modo sufficientemente adeguato alle mie attese, e non è poco.

Secondo: avendo finito gli argomenti in coincidenza col trimestre e con le vacanze, non vi do compiti. Vi esorto tuttavia, seppure con affetto e comprensione piena della vostra voglia di riposarvi, a non smettere di leggere (i libri che in questi anni vi ho suggerito, i giornali, le riviste, i blog di qualità ai quali spesso vi ho rinviato anche da qui...), e, ma sarebbe il massimo, a scrivere ogni giorno qualcosa: un diario del quale curate anche la forma, una lettera ben scritta, una recensione a qualcosa che vedete e vi piace o no (ad esempio: vi ho messo un post sul film di Olmi... aspetto commenti ben formulati, sinceri e maturi, è un esercizio sempre utile e chi è venuto dovrebbe provarci!). Alcune cose potete farmele leggere, altre, o anche tutte, no, ma l'essenziale è che vi ci mettiate con serietà.

Terzo: se qualcuno di voi sa di avere lacune profonde in qualche argomento, e vuole recuperare qualche contenuto un po' perso, può farlo anche contattandomi via mail; vi posso aiutare a trovare anche in rete materiali di buona qualità.

Per il resto, passate buone feste, divertitevi (est modus in rebus) e tornate in forma: al rientro abbiamo un sacco di cose da fare!!!

PS: se uno di voi capita qui, e ha letto, può segnalare per favore agli altri attraverso le vostre chat/gruppi su FB? Grazie!


torneranno i prati




"La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai"
Toni Lunardi, pastore
______________
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata.
Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te.
Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore.
Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto.
E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
·       Genere:storico
·       Regia:Ermanno Olmi
·       Titolo Originale:Torneranno i prati
·       Distribuzione:01 Distribution
·       Produzione:Cinema Undici, Ipotesi Cinema con Rai Cinema
·       Data di uscita al cinema:6 novembre 2014
·       Durata:80’
·       Sceneggiatura:Ermanno Olmi
·       Direttore della Fotografia:Fabio Olmi
·       Montaggio:Paolo Cottignola
·       Scenografia:Giuseppe Pirrotta
·       Costumi:Andrea Cavalletto con l’amichevole supervisione di Maurizio Millenotti
·       Attori:Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benedetti, Andrea Benetti

14 - 18
2014. Cento anni dall'inizio della Prima Guerra Mondiale.
Cento anni di storia che si allontanano sempre più nel passato mentre il fiume del tempo avanza sotto i ponti del progresso che inesorabilmente sbiadisce ogni altra memoria.
Tuttavia ci sono momenti in cui una data sul calendario, un titolo di giornale, una fotografia, smuovono ricordi sopiti che si chiamano tra loro, irrompono nel nostro tempo da protagonisti e giustamente pretendono d'essere riconosciuti e risarciti del loro valore speso per noi: primo fra tutti, la vita.
Mio padre aveva 19 anni quando venne chiamato alle armi. A quell'età, l'esaltazione dell'eroicità infiamma menti e cuori soprattutto dei più giovani.
Scelse l'Arma dei bersaglieri, battaglioni d'assalto, e si trovò dentro la carneficina del Carso e del Piave, che segnò la sua giovinezza e il resto della sua vita.
Ero bambino quando lui raccontava a me e a mio fratello più grande, del dolore della guerra, di quegli istanti terribili in attesa dell'ordine di andare all'assalto e sai che la morte è lì, che ti attende sul bordo della trincea. Ricordava i suoi compagni e più d'una volta l'ho visto piangere.
Della 1a Guerra Mondiale non è rimasto più nessuno di coloro che l'hanno vissuta e nessun altro potrà testimoniare con la propria voce tutto il dolore di quella carneficina.
Rimangono gli scritti: quelli dei letterati e quelli dei più umili dove la verità non ha contorni di retorica.
Ermanno Olmi
Al mio papà,
che quand'ero bambino mi raccontava della guerra dov'era stato soldato
Location
Riprese
Altopiano dei Sette Comuni . Asiago, Vicenza
gennaio
febbraio 2014
Esterni trincea
il CAPOSALDO ITALIANO
il PICCOLO CIMITERO
il RUDERE
Località DOSSO di SOPRA VAL FORMICA
CIMA LARICI
quota 1.800 mt.
Interni trincea
il CAMMINAMENTO
il BUNKER DEL CAPITANO
il RICOVERO DEI SOLDATI
Località SANT'ANTONIO
VALGIARDINI
quota 1.100 mt.
PRIMO DORMITORIO
Località Via Villa Rossi
VALGIARDINI
quota 1.100 mt.

Repertorio musicale
"Del soldato in trincea"
(Paolo Fresu)
© Tǔk Music
2014
"torneranno i prati suite"
(Paolo Fresu)
© Tǔk Music
2014
Musicisti
Paolo Fresu
tromba, flicorno, multieffetti
Daniele di Bonaventura
bandoneon
Luca Devito
flauti
Roberto Dani
percussioni
ingegnere del suono Carlo Cantini
registrato e missato presso DIGITUBESTUDIO / Grazie di Curtatone (MN)
si ringrazia Vic Albani
"Tu ca nun chiagne"
(De Curtis Ernesto e Bovio Libero)
interpretato da
Andrea Di Maria
"Fenesta ca lucive"
(Vincenzo Bellini)
interpretata da
Andrea Di Maria

ERMANNO OLMI
Ermanno Olmi (Bergamo, 24 luglio 1931). Gli ultimi mesi della seconda guerra (4445) scarseggiano i viveri: Ermanno fa il garzone panettiere. Alla fine della guerra, viene assunto come impiegato alla Edison e realizza circa quaranta documentari, tra i quali La diga del ghiacciaio, Pattuglia di Passo San Giacomo, Tre fili fino a Milano, Michelino 1aB (con il testo di Goffredo Parise), Manon finestra 2 e Grigio (con il testo di Pier Paolo Pasolini).
Il primo film lungometraggio è del 1959, Il tempo si è fermato. Nel 1961, al Festival di Venezia, vince il premio OCIC e quello della Critica con il film Il posto, che ottiene numerosi premi anche in festival internazionali. Seguono altri film sul mondo del lavoro: I fidanzati, Un certo giorno del 1968 e La circostanza del 1974.
Al di fuori del tema del lavoro, nel 1965 dedica, in omaggio alla figura di Papa Giovanni XXIII, E venne un uomo, con Rod Steiger e Adolfo Celi.
Nel 1978 L'albero degli zoccoli, film sulla vita dei contadini bergamaschi alla fine dell'Ottocento, conquista la Palma d'Oro al Festival di Cannes.
Nel 1983 gira Camminacammina e realizza il documentario Milano 83 dedicato alla sua città d'adozione. Nel 1987 Ermanno Olmi torna alla regia, dopo un periodo di inattività, con Lunga vita alla signora, Leone d'Argento a Venezia. L'anno seguente dirige uno dei suoi capolavori, La leggenda del santo bevitore, con Rutger Hauer e Anthony Quayle, con il quale conquista a Venezia il Leone d'Oro.
Qualche anno dopo, nel 1993, dirige Paolo Villaggio in Il segreto del bosco vecchio e nel 1994 è pronto Genesi. La creazione e il diluvio, primo capitolo di un progetto di trasposizione televisiva della Bibbia.
Con Il mestiere delle armi (2001), presentato in concorso al Festival di Cannes, vince 9 David di Donatello.
Due anni dopo, Ermanno Olmi prosegue sulla stessa strada con Cantando dietro i paraventi.
Nel 2005 firma il trittico Tickets con gli amici Kiarostami e Loach; mentre nel 2007 racconta il Vangelo dell'esistenza quotidiana nel film Centochiodi.
Sempre nel 2007 Ermanno Olmi gira il film Atto unico durante l'allestimento della mostra di Jannis Kounellis presentata dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro.
Per la Triennale di Milano, nel 2008 realizza il documentario I Grandi Semplici. Nel 2009, in collaborazione con la Cineteca di Bologna e il Ministero Turismo e Spettacolo presenta TerraMadre. Dello stesso anno è Rupi del Vino, presentato al Festival Internazionale del film di Roma. Nel 2011 viene presentato fuori concorso alla 68. Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia il film Il villaggio di cartone.

Qui, una recensione e diversi collegamenti...

martedì 9 dicembre 2014

Cavalcanti, Calvino e le scalette Santa Chiara (per la terza...)

«Chi è questa che ven, ch'ogn'om la mira
e fa tremar di chiaritate l'a're...»


Cagliari, Scalette Santa Chiara


Italo Calvino (1923-1985), da La leggerezza in Lezioni americane

Vi parlerò di Cavalcanti poeta della leggerezza. Nelle sue poesie le "dramatis personae" più che
personaggi umani sono sospiri, raggi luminosi, immagini ottiche, e soprattutto quegli impulsi o
messaggi immateriali che egli chiama "spiriti".
Un tema niente affatto leggero come la sofferenza d'amore, viene dissolto da Cavalcanti in
entità impalpabili che si spostano tra anima sensitiva e anima intellettiva, tra cuore e mente, tra
occhi e voce.
Insomma, si tratta sempre di qualcosa che è contraddistinto da tre caratteristiche:
1) è leggerissimo;
2) è in movimento;
3) è un vettore d'informazione.
In alcune poesie questo messaggio-messaggero è lo stesso testo poetico: nella più famosa di
tutte, il poeta esiliato si rivolge alla ballata che sta scrivendo e dice: "Va tu, leggera e piana
dritt'a la donna mia". In un'altra sono gli strumenti della scrittura - penne e arnesi per far la
punta alle penne - che prendono la parola: "Noi siàn le triste penne isbigottite, le cesoiuzze e'l
coltellin dolente...". In un sonetto la parola "spirito" o "spiritello" compare in ogni verso: in
un'evidente autoparodia, Cavalcanti porta alle ultime conseguenze la sua predilezione per
quella parola-chiave, concentrando nei 14 versi un complicato racconto astratto in cui
intervengono 14 "spiriti" ognuno con una diversa funzione. In un altro sonetto, il corpo viene
smembrato dalla sofferenza amorosa, ma continua a camminare come un automa "fatto di
rame o di pietra o di legno". Già in un sonetto di Guinizelli la pena amorosa trasformava il poeta
in una statua d'ottone: un'immagine molto concreta, che ha la forza proprio nel senso di peso
che comunica. In Cavalcanti, il peso della materia si dissolve per il fatto che i materiali del
simulacro umano possono essere tanti, intercambiabili; la metafora non impone un oggetto
solido, e neanche la parola "pietra" arriva ad appesantire il verso.
Ritroviamo quella parità di tutto ciò che esiste di cui ho parlato a proposito di Lucrezio e di
Ovidio. Un maestro della critica stilistica italiana, Gianfranco Contini, la definisce "parificazione
cavalcantiana dei reali".
In Cavalcanti tutto si muove così rapidamente che non possiamo renderci conto della sua
consistenza ma solo dei suoi effetti; in Dante, tutto acquista consistenza e stabilità: il peso delle
cose è stabilito con esattezza. Anche quando parla di cose lievi, Dante sembra voler rendere il
peso esatto di questa leggerezza: "come di neve in alpe sanza vento". Così come in un altro
verso molto simile, la pesantezza d'un corpo che affonda nell'acqua e scompare è come
trattenuta e attutita: "come per acqua cupa cosa grave" (Paradiso Iii, 123).
Possiamo dire che due vocazioni opposte si contendono il campo della letteratura attraverso i
secoli: l'una tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, che aleggia sopra le cose
come una nube, o meglio un pulviscolo sottile, o meglio ancora come un campo d'impulsi
magnetici; l'altra tende a comunicare al linguaggio il peso, lo spessore, la concretezza delle
cose, dei corpi, delle sensazioni.
Alle origini della letteratura italiana - e europea - queste due vie sono aperte da Cavalcanti e da
Dante. L'opposizione vale naturalmente nelle sue linee generali, ma richiederebbe
innumerevoli specificazioni, data l'enorme ricchezza di risorse di Dante e la sua straordinaria
versatilità. Non è un caso che il sonetto di Dante ispirato alla più felice leggerezza ("Guido, i'
vorrei che tu e Lapo ed io") sia dedicato a Cavalcanti. Nella Vita nuova, Dante tratta la stessa
materia del suo maestro e amico, e vi sono parole, motivi e concetti che si trovano in entrambi i
poeti; quando Dante vuole esprimere leggerezza, anche nella Divina Commedia, nessuno sa
farlo meglio di lui; ma la sua genialità si manifesta nel senso opposto. […] Forzando un po' la
contrapposizione potrei dire che Dante dà solidità corporea anche alla più astratta
speculazione intellettuale, mentre Cavalcanti dissolve la concretezza dell'esperienza tangibile
in versi dal ritmo scandito, sillabato, come se il pensiero si staccasse dall'oscurità in rapide
scariche elettriche.