venerdì 28 settembre 2012

30 libri




1. Sergio Atzeni, Il figlio di Bakunin

L’opera di Sergio Atzeni esce nel febbraio del 1991 ed è composta da trentadue capitoli preceduti da una breve premessa. La storia ha come protagonista Tullio Saba, giovane guspinese nato negli anni trenta, “raccontato” attraverso le molte testimonianze di chi l’ha conosciuto, raccolte dal giornalista interessato a ricostruirne la vita. Da ogni intervista emerge un po’ di verità su Tullio e le informazioni si rincorrono per tutta la durata della storia.



2. Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita

"Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione". Così Eugenio Montale accoglieva nel 1967 il romanzo postumo che consacrava di colpo Bulgakov, fino ad allora sconosciuto, tra i grandi scrittori russi del Novecento, e forniva un quadro indimenticabile della Russia di Stalin. Nella Mosca degli anni '30 arriva Satana in persona e sotto le spoglie di un esperto di magia nera, accende una girandola di eventi tragicomici.



3. Italo Calvino, Il visconte dimezzato

Il narratore rievoca la storia di Medardo di Torralba, che, combattendo in Boemia contro i Turchi, è tagliato a metà da un colpo di cannone. Le due parti del corpo, perfettamente conservate, mostrano diversi caratteri: la prima metà mostra un'indole crudele, infierisce sui sudditi e insidia la bella Pamela, mentre l'altra metà, quella buona, si prodiga per riparare ai misfatti dell'altra e chiede in sposa Pamela. I due visconti dimezzati si sfidano a duello e nello scontro cominciano a sanguinare nelle rispettive parti monche. Un medico ne approfitta per riunire le due metà del corpo e restituire alla vita un visconte intero, in cui si mescolano male e bene. Un bel semplice libro su un tema novecentesco fondamentale, il doppio.



4. Italo Calvino, Le città invisibili

Città reali scomposte e trasformate in chiave onirica, e città simboliche e surreali che diventano archetipi moderni in un testo narrativo che raggiunge i vertici della poeticità.



5. Albert Camus, La peste

Un topo morto lungo le scale, poi cinque sul marciapiede e infine migliaia che popolano di cadaveri ogni angolo della città. Di fronte alla decine di uomini e donne ormai contagiati, nessuno vuole ammettere il dramma; le autorità e i medici si rifiutano di pronunciare l'orrendo nome nel vano tentativo di frenare il contagio. E' a Orano, città separata dal mondo da un tardivo cordone sanitario, dove si muore nell'orrore della peste e dove tutto manca, dal cibo agli affetti, che Camus fa agire il dottor Rieux, che racconta la cronaca dei fatti a partire dall'inizio del morbo fino al giorno della festa per la sua sconfitta. La fede religiosa, la volontà di chi non riesce ad «essere felice da solo», il semplice senso del dovere sono i protagonisti veri del romanzo; l'indifferenza, il panico, la burocrazia e l'egoismo sono invece gli alleati della Peste.



6. Raymond Carver, Cattedrale

Raymond Carver è unanimemente riconosciuto come un classico della letteratura americana del Novecento. Ciò che rende rivoluzionaria la sua scrittura è l'attenzione alla gente di tutti i giorni, non bella, non ricca, non eroica: vite quotidiane, fatte di dolore sottile e piccole illuminazioni, che i romanzi troppo spesso trascurano. Carver, viceversa, ha saputo descriverle con uno stile limpido e potente, capace di conquistare nel corso degli anni i lettori di tutto il mondo e di ispirare un'intera generazione di narratori.



7. Céline, Viaggio al termine della notte

L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della "folla solitaria", le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del nostro secolo: è in realtà un'opera potentemente comica, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.



8. David B, Il grande male

Il capolavoro di uno dei maestri internazionali del graphic novel. David B. racconta la storia dolente della sua adolescenza, dei tormenti della famiglia alle prese con il grande male, l'epilessia, o le haut mal come veniva chiamata un tempo in Francia, che colpisce il fratello Jean-Christophe. Romanzo fiume, struggente, visionario, profondo e originale.



9. John Fante, Chiedi alla polvere

Pubblicato per la prima volta nel 1939 è uno dei primi romanzi dello scrittore italo-americano, riscoperto in Italia e in Francia alla fine degli anni Ottanta dopo un lungo periodo di dimenticanza. L'ironia sarcastica e irriverente, la comicità del protagonista alter-ego Arturo Bandini si uniscono alla sua natura di sognatore sbandato, che ne fa il prototipo di tutti i sognatori sbandati che hanno popolato la letteratura dopo di lui. Al centro della vicenda è il percorso di Bandini verso la realizzazione delle sue ambizioni artistiche e la sua educazione sentimentale dopo l'incontro con la bella e strana Camilla Lopez...



10. Beppe Fenoglio, I 23 giorni della città di Alba

«I ventitre giorni della città di Alba, rievocanti episodi partigiani o l'inquietudine dei giovani nel dopoguerra, sono racconti pieni di fatti, con una evidenza cinematografica, con una penetrazione psicologica tutta oggettiva e rivelano un temperamento di narratore crudo ma senza ostentazione, senza compiacenze di stile, asciutto ed esatto». (Italo Calvino)



11. Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine

E' la storia centenaria della famiglia Buendia e della città di Macondo. In un intreccio di vicende favolose, secondo il disegno premonitorio tracciato nelle pergamene di un indovino, Melquiades, si compie il destino della città dal momento della sua fondazione alla sua momentanea e disordinata fortuna, quando i nordamericani vi impiantarono una piantagione di banane, fino alla sua rovina e definitiva decadenza. La parabola della famiglia segue la parabola di solitudine e di sconfitta che sta scritta nel destino di Macondo, facendo perno sulle 23 guerre civili promosse e tutte perdute dal colonnello Aureliano, padre di 17 figli illegittimi e descrivendo in una successione paradossale le vicende e le morti dei vari Buendia.



12. William Golding, il signore delle mosche

Un gruppo di ragazzi inglesi, sopravvissuti a un incidente aereo, resta abbandonato a se stesso su un'isola deserta e si trasforma in una terribile tribù di selvaggi sanguinari dai macabri riti. Golding nel 1983 ha ottenuto il Nobel per la letteratura.



13. Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare

Da ottantaquattro giorni non riesce a pescare nulla il vecchio Santiago, come se fosse stato colpito da una maledizione. Ma trova la forza di riprendere il mare per un'uscita che rinnova il suo apprendistato di pescatore e ne sigilla la simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pescespada dei Caraibi, nella lotta contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.



14. Igort, Quaderni ucraini

In brevi capitoli, Igort ridà vita ai ricordi degli ucraini, ci porta con sé a riscoprire un periodo cruciale della storia del XX secolo e ci aiuta a comprendere meglio la situazione di un infelice paese dove un presente inquietante si è sostituito alla terribile eredità staliniana, dove gli omicidi hanno preso il posto dei gulag e la corruzione dilaga. Senza rinunciare all'inconfondibile e brillante eleganza del suo tratto, Igort ha saputo metterlo completamente al servizio delle parole confidate e raccolte, trascrivendo con intelligenza, umanità e rispetto il racconto delle persone in carne e ossa che ha incontrato durante i suoi soggiorni nell'ex URSS.



15. Jean-Claude Izzo, Casino totale

Dopo anni di vagabondaggi nei mari del Sud, Ugo torna a Marsiglia per vendicare Manu, l'amico di gioventù assassinato dalla malavita. Ma anche lui resta ucciso e toccherà a un terzo amico, Fabio Montale, il compito di fare giustizia. Tutti e tre - Ugo, Manu e Montale - sono cresciuti nei vicoli poveri del porto di Marsiglia. Assieme hanno fatto i primi furtarelli, poi qualche rapina, ma hanno anche condiviso i sogni di paesi esotici, i primi dischi e i primi libri, le nuotate in mare, le ubriacature. E soprattutto hanno amato la stessa donna, Lole. Poi le strade si sono separate: Manu si è perso in giochi criminali troppo grandi, Ugo è partito, Montale è diventato uno strano poliziotto, più educatore di strada nei quartieri che sbirro.



16. Franz Kafka, La metamorfosi

Nell'autunno del 1912, a Praga, Franz Kafka scrisse "La metamorfosi", l'incubo sotterraneo e letterale di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che si sveglia un mattino dopo sogni agitati e si ritrova mutato in un enorme insetto. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti familiari e sociali, l'oppressione della situazione, lo svanire del tempo sono gli ingredienti con i quali l'autore elabora la trama dell'uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio, alla solitudine e all'insignificanza.



17. Primo Levi, La tregua

"La tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.



18. Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano

Grande guerra, fronte italiano, altopiano di Asiago. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottarda e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di «ozio e sangue», di «fango e cognac». Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l’orrore della guerra senza toni polemici descrivendo con autenticità e forza i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.



19. Cormac McCarthy, La strada

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...



20. George Orwell, 1984

L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.



21. Goffredo Parise, Il padrone

Il Padrone racconta le peripezie di un anonimo ventenne di provincia trasferitosi in una grande città (probabilmente Milano). Intimidito, quasi spaventato dal contatto con la realtà urbana e industriale, il giovane s’imbatte in una serie di singolari personaggi dell’azienda nella quale desidererebbe lavorare. Romanzo disperato, cupo pur se a tratti attraversato da baluginii d’ironia (i colleghi del giovanotto che si chiamano Pluto e Pippo, l’obeso Bombolo), Il padrone - che Garzanti non volle pubblicare, identificandosi forse nella figura del titolo - è abitato da un’atmosfera che, se l’aggettivo non fosse abusato, definiremmo kafkiana.



22. Cesare Pavese, La luna e i falò

Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Pavese, La luna e i falò è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, La luna e i falò recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l'amicizia, la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo.



23. Luigi Pintor, Servabo

Una scrittura scarna ed efficace, uno stile essenziale ma fortemente evocativo, forte carica descrittiva. Fatti, emozioni, avvenimenti privati e professionali vengono evocati, rivissuti e consegnati alla memoria di chi li legge. 'Servabo' è il primo libro di una piccola trilogia che racconta una storia privata, intrecciata strettamente con la Storia, dalla fine del ventennio fino ai giorni nostri. Una lettura di grande fascino.



24. Philip Roth, Lamento di Portnoy

Alex Portnoy ha trentatrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".



25. Joe Sacco, Palestina

Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992 Joe Sacco ha trascorso due mesi in Israele e nei Territori Occupati, viaggiando e prendendo appunti. Ha vissuto nei campi palestinesi, condividendone la vita (o meglio, la loro sopravvivenza) in mezzo al fango, in baracche di lamiera arrugginita, tra coprifuoco e retate dell'esercito israeliano. Risultato del suo meticoloso lavoro d'inchiesta è questo volume che, combinando la tecnica del reportage di prima mano con quella della narrazione a fumetti, riesce a dare espressione a una realtà tanto complessa e coinvolgente come quella del Medio Oriente.



26. J.D. Salinger, Il giovane Holden

È fuor di dubbio che Salinger abbia sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la comprensione del nostro tempo. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe scrollarsi di dosso i suoi "e tutto quanto", "e compagnia bella", "e quel che segue" per tradurre sempre e soltanto l'espressione "and all". Né chi lo ha letto potrebbe pensarlo denudato del suo slang fatto di "una cosa da lasciarti secco" o "la vecchia Phoebe". Uno dei libri del Novecento che tanto ha ancora da dire negli anni Duemila.



27. José Saramago, Cecità

In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione.



28. Marjane Satrapi, Persepolis

Il fumetto narra la vita dell'autrice, dall'infanzia trascorsa in Iran sino all'età adulta; da un lato, Persepolis racconta soprattutto dell'Iran, dell'evoluzione e dei mutamenti che tale Paese ha subìto in seguito alla Rivoluzione Islamica, visti attraverso gli occhi prima di una bambina e poi di una donna adulta; ma racconta anche dell'Europa, del mondo "occidentale" osservato da un'adolescente costretta ad allontanarsi dal proprio Paese e da una dittatura opprimente, soprattutto verso le donne.



29. Leonardo Sciascia, il giorno della civetta

«... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di 'cavare' voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio».



30. Art Spiegelman, Maus

Maus è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia più. Quando due di questi topolini parlano d'amore, ci si commuove, quando soffrono si piange. A poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell'Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane, si è presi dal ritmo lento e incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con disperata nostalgia di essere stati esclusi da un universo magico. (Umberto Eco)





l'ora di religione

Articolo non eclatante, tratto dalla stampa di oggi; questa settimana, sarò io, poco di meglio ho trovato; tuttavia ha il pregio di toccare un argomento interessante per noi, e il livello dell'argomentazione è accessibile e riproducibile... anzi, non è detto che prima o poi non siate chiamati a riflettere sul tema, va...
http://www.lastampa.it/2012/09/28/cultura/opinioni/editoriali/la-riforma-cominci-dai-docenti-Ymjl62fLSw9rfwVynIuMyJ/index.html

venerdì 21 settembre 2012

L'approdo

Shaun Tan, L'approdo, Roma, Elliot, 2008


Una graphic novel senza parole, una storia universale, lirica e fantastica vincitrice del Fauve D’Or ad Angoulême (l’equivalente dell’Oscar per i fumetti). 

Un ultimo saluto a moglie e figlia e via, si parte per un nuovo mondo. L’esperienza dell’emigrante in una serie di tavole che fanno trattenere il fiato, sognanti e assieme realistiche, surreali e terribilmente attuali. Senza una parola di troppo, senza che una sola frase venga sprecata. L’approdo è un’esperienza che va vissuta in prima persona. Buon viaggio. 

giovedì 20 settembre 2012

europa mediterranea - mediterraneo d'europa

Il primo articolo che vi propongo è stato pubblicato da «Repubblica» di questo 19 settembre, a firma di Barbara Spinelli, una brava giornalista ex de «La Stampa», da non moltissimo passata al principale quotidiano del gruppo L'Espresso. Interessante, ben scritto, come sempre - nei suoi articoli - efficacemente colto senza essere pedante. Buona lettura!
 http://www.repubblica.it/esteri/2012/09/19/news/mediterraneo_senza_europa-42818011/