martedì 4 giugno 2024

Consigli estivi: fidarsi è bene!

I libri che vi presento, e quindi consiglio, sono tutti bellissimi. 

Sono di generi diversi, di livelli diversi, per gusti diversi. Non li consiglio cioè a tutti, ma penso che esista tra questi almeno un libro interessante e forse bello per tutti voi. In qualche modo mi sono piaciuti tutti, o personalmente e genuinamente, o pensando a lettori più o meno esperti. L'essenziale è essere curiosi (per me e per voi), aperti, e non avere paura di sbagliare scelta: capita a tutti, sempre, di mollare un libro! Non è un peccato e nessuno ci giudica per questo!

Ciò che vi suggerisco di fare, per esperienza, è andare un giorno con calma in una libreria fornita con bravi librai (Mieleamaro in via Manno, che i ragazzi di prima conoscono, è perfetta), chiederli o cercarli, curiosare liberamente fra gli altri, leggiucchiarli. Sicuramente il retro o le alette, ma altrettanto e forse ancora di più la prima pagina: se vi conquita l'attacco, se non lo trovate difficile, banale, respingente, se c'è qualcosa che "vi cattura", potete scommettere che qualcosa tra voi è scattato. Sceglietelo e buttatevi, anche solo 10 minuti al giorno. Naturalmente il tutto vale anche in ebook: parlo di libreria sia perchè lì non siamo soggetti alle proposte dell'algoritmo, sia perchè ma a me piace leggere su carta (nomen omen), che ogni libro sia fisicamente diverso dall'altro come le persone.

Non ci sono lavori da fare, recensioni o schede. Ci faremo una chiacchierata informale al rientro e però almeno due cose, tra queste o no, vorrei tanto che le leggeste.   

Vi auguro di passare mesi così pieni che leggere vi possa servire per trovare a volte voi stessi nel silenzio. Vi auguro di fare incontri meravogliosi, e che leggere possa essere un modo di attaccare bottone con qualcuno in un modo decisamente seducente e originale. Vi auguro di divertirivi anche leggendo, cioè di percorrere strade nuove e impensate e adesso non immaginabili, senza pregiudizi e senza paura. E poichè le cattive sorprese esistono, vi auguro di incontrarne pochissime, tra i libri e altrove! 

PS: questo elenco NON include classici. Perchè quelli vi trovano loro, perchè quelli li troverete voi e perchè con quelli la scelta è così vasta e insieme così rischiosa che lascio fare alla vita. Ma se proprio volete, alla fine del post ho fatto un elenco di libri per me imprescindibili, alcuni difficili, per lettori coraggiosi e scafati, ma prima o poi... 

Buone vacanze!! 

 

Romanzo ben documentato, su una inquietante e interessante (e non molto nota) vicenda dell'Italia ostello di dolore, nel Secondo dopoguerra. Bello suo anche Oliva Denaro, di cui già vi ho parlato in classe.

Romanzo rivelazione (per me) di quest'inverno: capitoli brevi scritti e tradotti in versi, come un rap, sull'adolescenza, la scuola, la ricerca dell'identità. Bello e intelligente.

Vincitore del premio Galileo di qualche anno fa, avvincente pure per me, ma credo anche per voi (anzi, mi direte!)

Balbi è una vostra vecchia conoscenza: dopo Le uova di Galileo, ancora astrofisica ma contemporanea, con il suo stile leggero e penetrante. Uno degli Asimov più belli, per me.


Ammetto che non l'ho ancora letto, ma me ne hanno parlato benissimo, adoro lei e il tema è una figata. O no?

Questo è in concorso adesso per il Galileo 2024: argomento inusuale per questo premio, copertina inusuale (è illustrato in modo buffissimo) e lettura divulgativa per l'estate.

Avevo comincato a leggerlo in classe (in quarta). E siccome lo trovo clamorsamente bello, nel dubbio ho interrotto, perchè non volevo rovinarlo.

Un'altra bomba: inchiesta su un vero fatto di cronaca del genio Carrère (l'autore de La settimana bianca), su un pluriomicida che semplicemente voleva nascondere una bugia. Sugli abissi umani.

Se andate in montagna, se la montagna vi attira, se volete andarci da grandi, un libro e una scrittura affascinante e profonda/alta.

Divulgazione scientifica, Asimov dell'anno scorso. A me era piaciuta molto questa storia del vaccino contro la poliomielite. Non sapevo molte cose, e le ho sapute.

Giallo italiano ambientato nella Napoli fascista, scritto benissimo e il primo di una serie famosa con un personaggio al quale mi sono affezionata qualche estate fa. Accattatevill'!
Massimo Carlotto, prima di diventare famoso romaziere, è stato (veramente) latitante in Francia e in Messico: da questa esperienza vera ha tratto un libro potente, sincero e diretto.

Un altro capolavoro della divulgazione scientifica, divertente e bello come un romanzo. Lei ha un sito interessantissimo, che consiglio, e di mestiere fa la fisica che parla di fisica nei teatri.

Un libro per "giovani adulti" del 1974. Finora l'avevo sottovalutato ma perchè il titolo mi aveva depistato. Invece è attualissimo e pieno di spunti intelligenti (per me il tema principale è l'ipocrisia).

Un fumetto bellissimo del grande graphic-journalist Joe Sacco sulla guerra eterna del Medio Oriente (è del 1996, ma ormai siete esperti anche del dopo). Merita, in ogni caso.

Poco da aggiungere alla copertina. Un capolavoro per chi ha il coraggio di avere paura in ogni pagina.

Un King diverso, tema carcerario e realistico, da cui hanno tratto un famoso film sulla pena di morte negli USA. Bellissimo.

Sono 4 racconti, uno stile ancora diverso per questo genio della scrittura americana contemporanea. Non so scegliermi sul più bello ma mi piacerebbe confrontarmi con voi.

Questo lo consiglia anche qualche insengante delle medie illuminato. Per tale ragione, la professoressaCarta l'ha snobbato per anni. L'ho letto da poco e sul tema sorellanza, malattia e morte ha pochi rivali.

Ve ne ho parlato (alla quarta!) ed eccolo qui: è il libro sulle esperienza psichedeliche e sulle loro attuali prospettive terapeutiche. Pollan è una gran penna della divulgazione scientifica, micidiale sempre.

Vabbuò, ho la pretesa di consigliare un bel libro onesto di divulgazione scientifica a tema sessuale (si può dire?), cioè di informazione ai maschi ma anche alle femmine, sui maschi. Che ne avete tutti bisogno, su...

E mi permetto pure di divertirmi con un libro di divulgazione scientifica sui cosmetici, perchè mi pare che tutte in classe vi trucchiate e io mi sono divertita tanto.

Praticamente un classico, da cui hanno tratto un bel film. Ma il libro, come si suol dire, è meglio!


 
Divulgazione scientifica da parte di un geniale e famoso neuroscienziato-scrittore. Questo è il suo libro più famoso e tratta casi di malattie assai bizzare, come la prosopagnosia (incapacità di riconoscere le facce).

Narcos, cartello, Messico e confine. E' un thriller scritto benissimo, profondo e rapido insieme.
Romanzo ambientato in Inghilterra, durante una guerra stranissima, immaginaria ma pure vicina e possibile. Temi coraggiosi (la violenza, il sesso, l'anoressia) raccontati con superba intelligenza. 

inverno di Frankie Machine
Avvincente, pieno di colpi di scena, un cult letterario per entrare nel profondo della mafia americana. Bello anche Il potere del cane, sul narcotraffico. E per i suoi estimatori, molti altri!

 

 E infine, ecco i "miei" classici:

Abbott, Flatlandia: logica, matematica, fantastico e satirico

Austen, Orgoglio e pregiudizio: classico, intramontabile, romantico

Calvino, Le città invisibili: intelligente, sorprendente, breve 

Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno: un pre-adolescente trasformato in partigiano, intenso

Camilleri, La forma dell'acqua… giallo, italiano/siciliano, divertente, contemporane, il primo di tanti 

Dostoevskij, Il giocatore, classico, innovatore, geniale

Euripide, Medea, teatro classico, bene/male, vendetta, passione

Flaubert, Madame Bovary, classico dell’ottocento, spartiacque, insuperato, psicologia in forma di romanzo

Goldoni, La locandiera, settecento, teatro, divertente, italiano/veneziano

Harper Lee, Il buio oltre la siepe, razzismo, formazione, Stati Uniti 

Kafka, La metamorfosi, mai più sarete gli stessi 

Hemingway, Addio alle armi – Fiesta, guerra, avventura, uomini, coraggio sangue e morte (e corrida)

Levi, Se questo è un uomo, non serve commento

London, Martin Eden, essere giovani, conoscere la vita, essere geni e imparare a pensare

Orwell, 1984, potere, libertà, totalitarismo 

Pirandello, Uno, nessuno e centomila, un anticipo del programma della Quinta, un classico intelligente

Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Grande guerra, trincea, paura e coraggio

Saramago, Cecità, campo di concentramento, malattia, difficile, bellissimo

Sciascia, Una storia semplice – Il giorno della civetta, mafia, giallo, Sicilia

Shakespeare, Amleto – Romeo e Giulietta, teatro seicentesco, classici, intramontabile

Sofocle, Edipo re – Antigone, teatro classico greco, tragedie, potere, giustizia, libertà

Steinbeck, Furore, traduzione Bompiani 2015 (rigorosamente!), migrazioni, povertà, libertà

Stevenson, Dottor Jekill e Mister Hyde, doppio, bene/male, piccolo ma gigantesco

Tolstoj, Anna Karenina, romanzo russo per eccellenza, lungo e gigantesco, amore, morte, vita

Zola, L’assommoir, classico ottocentesco, alcolismo, perdizione, psicologia


Buona lettura!

 



 

mercoledì 18 marzo 2020

«Il che, se dagli occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto…». Boccaccio e noi difronte all'epidemia

Coronavirus, Boccaccio preannuncia nel Decameron il nostro presente

Testimone oculare della peste che colpì Firenze nel 1348, racconta le inutili barriere, la rimozione cieca, la folle spensieratezza. E una disumanità che oggi per fortuna non c’è

 Paolo di Stefano, dal «Corriere della sera» del 15 marzo 2020 


Con la peste nera del 1348, Giovanni Boccaccio vede morire a Firenze la matrigna Bice, lo zio Vanni e suo padre Boccaccino, restando solo con Iacopo, il fratello minore, di otto o nove anni. Se ne vanno anche alcuni suoi cari amici: i poeti Matteo Frescobaldi e Franceschino degli Albizzi e lo storico Giovanni Villani.
 
La «mortifera pestilenza» (che Boccaccio non chiama mai «peste» ma solo con delle perifrasi) diventa la cornice del Decameron, il suo capolavoro, la cui stesura sarebbe cominciata in quello stesso anno per concludersi nel 1350. Secondo quanto si legge nella cornice del libro, Boccaccio ha assistito allo spettacolo della peste: «Il che, se dagli occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto…». I cronisti raccontano che l’epidemia, scatenata da un focolaio orientale e dilagata nelle città portuali europee, sarebbe approdata a Firenze, già afflitta da una profonda crisi economica e politica, in primavera per dileguarsi in ottobre-novembre. Nell’arco di cinque anni, dal 1347 al 1352, la pandemia si estese dal Mediterraneo alla Scandinavia e ai Balcani, uccidendo almeno un terzo della popolazione europea.
 
Come tutti sappiamo, nell’Introduzione alla prima giornata, Boccaccio dà conto dell’«orrido cominciamento» su cui si fonda il libro e che funge da pretesto per giungere al «bellissimo piano e dilettevole» delle novelle: un’«onesta brigata» di dieci giovani (sette ragazze e tre ragazzi) fugge dalla città per riparare in una villa di campagna, dove per trascorrere il tempo e farsi compagnia, per dieci giorni, ciascuno racconterà una novella al giorno. Il Decameron ha un duplice scopo: l’intrattenimento piacevole e la morale, ma intanto Boccaccio racconta con precisione, da testimone oculare, le condizioni della città. Che, non appena si rivela la minaccia e non avendo effetto alcun provvedimento umano, viene ripulita di tutte le sue «immondizie» e chiusa: «vietato l’entrarvi dentro a ciascuno infermo».
 
Avrebbero capito ben presto, come ci insegna oggi il Covid-19, che le dogane comunque non fermano i virus. Vengono resi pubblici «molti consigli» utili a conservare la sanità ed evitare il contagio, ma neppure le preghiere e le processioni danno i risultati sperati. In primavera la peste «orribilmente cominciò i suoi dolorosi effetti, e in miracolosa maniera, a dimostrare». Dove il «miracolosa» sta per straordinaria. Non è difficile constatare che passano i secoli ma le reazioni e le misure sono sempre quelle.
 
I sintomi mortali sono diversi da quelli orientali: non sangue da naso, ma «gavoccioli», rigonfiamenti sotto l’inguine e sotto le ascelle, alcuni cresciuti come mele di media grandezza, altri come uova. I bubboni cominciano poi a moltiplicarsi manifestandosi in ogni parte del corpo e cominciando a «permutare in macchie nere e livide». Intanto tutti i cittadini diventano medici e scienziati: ognuno dice la sua e ognuno fa come vuole, visto che i consigli dei «medicanti» non portavano gran profitto.
 
E quando descrive il contagio della peste nera 1348, Boccaccio potrebbe parlare del Coronavirus 2020: «E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che essa dagli infermi di quella per lo comunicare insieme s’avventava a’ sani, non altrimenti che faccia il fuoco a le cose secche o unte quando molto gli sono avvicinate».
 
Ma nel «comunicare», cioè nel diffondersi della contaminazione, si manifesta un male ancora maggiore. Prosegue Boccaccio: «ché non solamente il parlare o l’usare cogli infermi dava a’ sani infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità transportare».
 
Niente amuchina? Niente amuchina. Non si parla di disinfettanti. Ma la metafora del fuoco (dell’«appiccarsi da uno a altro») è eterna: l’immagine dei fiammiferi che circola su WhatsApp in questi giorni lo dimostra.
 
Una scenetta cittadina raccapricciante è quella dei due maiali che, girando per strada, si avventano sugli stracci infettati di un malato e nel giro di poche ore, tra contorsioni indicibili, cadono in terra morti. La paura suggerisce di «schifare gli infermi»?
 
Non basta, e così qualcuno comincia a pensare di aggirare il flagello cambiando abitudine e comportamenti: vivere con moderazione e rinunciare alle cose superflue e magari, senza nessun decreto governativo, radunarsi in piccoli gruppi e decidere di ritirarsi in casa: «e fatta lor piccola brigata, da ogni altra separati viveano, in quelle case ricogliendosi e racchiudendosi, dove niuno infermo fosse e da viver meglio, dilicatissimi cibi e ottimi vini temperatissimamente usando e ogni lussuria fuggendo, senza lasciarsi parlare a alcuno o volere di fuori, di morte o d’infermi, alcuna novella sentire…».
 
Dunque ritirarsi nelle proprie dimore a televisori spenti per non sentire le cattive notizie, evitando gli eccessi ma concedendosi qualche moderato piacere di gola e qualche canto in comune. Altri invece esageravano, convinti che gozzovigliare e godersela ridendo e divertendosi in compagnia fosse il modo migliore per vincere il male: in pratica ignorandolo.
 
Chi pensasse che la movida, gli assembramenti serali in barba al coronavirus, lo shopping sfrenato, gli happy hour, i pub pieni degli ultimi week end fossero un’esclusiva demente del nostro tempo sovreccitato, legga il Decameron. Troverà esattamente nel 1348 ciò che la tv trasmetteva sabato scorso: «il giorno e la notte ora a quella taverna ora a quella altra andando, bevendo senza modo e senza misura…».
 
Tante analogie. E qualche fortunata differenza se è vero, come racconta Boccaccio, che la peste nera condusse a una tale disperazione e a un tale spavento che le donne abbandonavano gli uomini malati al loro destino e viceversa i mariti abbandonavano le mogli, il fratello abbandonava il fratello, la sorella abbandonava la sorella, lo zio il nipote, persino i genitori abbandonavano i figlio quasi che non fossero loro. Ciò che rimase fu la carità di pochi e la cupidigia dei servitori che speravano di spillare gli ultimi «salari» ai loro padroni.
 
Quando la «ferocità della pistolenza» cominciò a crescere, persino i funerali presero a scarseggiare: non lacrime, non preti, non ceri. Ci si curava degli esseri umani che morivano esattamente come ci si sarebbe curati delle capre, perché quello era ormai divenuto «il naturale corso delle cose».

mercoledì 4 marzo 2020

Letture in tempo di virus

A vostra scelta, almeno uno di questi libri:

1. José Saramago, Cecità, perchè ve ne ho parlato qualche giorno fa, perchè è il più citato e attuale di tutti, perchè è bellissimo.

2. John Steinbeck, Furore, perchè è uno dei romanzi più avvincenti e interessanti che parlano di crisi economica (America anni '20, ma attualissimo nei modi e nelle implicazioni), migrazioni di massa, scioperi e tensioni (per noi, che ormai siamo esperti o lo diventeremo...), disperazione, speranze e rabbia. Davvero intenso e commovente, sembra lungo ma vi tiene legati fino alla - indimenticabile - fine. Assolutamente da leggere nella traduzione di Bompiani, fatta da Claudio Perroni. Le altre, no.

3. Ian McEwan, Macchine come me, perchè è uscito l'anno scorso ed è il romanzo più intelligente (come sempre McEwan, che è incredibilmente bravo) per riflettere sull'intelligenza artificiale, la relazione uomo - robot, l'essere "umani" e no, la coscienza e i suoi dilemmi. Occhio che è ambientato in un 1982 che somiglia però all'oggi, o anzi lo supera (è un libro "retrofuturista" dice qualche definizione, cioè un misto tra verosimiglianza storica da romanzo storico e fantascienza). Alan Turing è vivo ed è un personaggio del libro. Adam è un robot, ha la pelle «tiepida al tatto, e liscia come quella di un bambino», e dopo che Charlie lo compra - per 86000 pound - la sua vita non potrà più essere la stessa.

domenica 8 dicembre 2019

Frankenstein, di Mary Shelley

Da vedere, come promesso, tre versioni cinematografiche della scena letta in classe, la "nascita" (o risveglio? o creazione? o parto? o...?) della creatura del dottor F.
In classe parleremo delle differenze che potete osservare, intanto buona visione!

1. Dal classico di James Whale del 1931, scena cult citata più volte con il mostro intepretato da Boris Karloff, ormai iconico.


2. Una delle riscritture cinematografiche più recenti, del 1994 - sì, lo so, è il secolo scorso: Frankenstein di Mary Shelley (tutto intero) di e con Kenneth Branagh. Stavolta la creatura è incarnata nientemeno che da un truccatissimo Robert De Niro.
D vedere fino al terzo minuto.

3. Il meravolgioso e impagabile Frankenstein Junior (o Young Frankenstein) di Mel Brooks, capolavoro assoluto di comicità e parodia geniale, del 1974. Stile appositamente vecchiotto, girato con tecniche citazioniste, facce indimenticabili e doppiaggio storico (nel secondo video: calma dignità e classe!). 


Già che ci siamo: trovate qui, sul sito di Radio3, una lettura quasi integrale del romanzo di Mary Shelley fatta benissimo da Tommaso Ragno, attore cinematografico e gran bella voce.

Qui, invece, una intelligente lezione su Frankenstein, nella fantastica trasmissione - sempre di Radio3 - Wikiradio: mezzora di "voce enciclopedica" curata nei dettagli e condotta, come tutte le altre, da gente competente, chiara, sintetica (in questo caso Roberto Bertinetti, professore di Letteratura inglese all'Università di Trieste, purtroppo morto da poco).

domenica 9 giugno 2019

quattro pilastri - libri per la futura quinta

Libri visti in classe, assaggiati altre volte (ma non tutti), dei quali, stavolta, la lettura è rigorosamente obbligatoria. Si può non fare? Si può, come tutto. Ma a proprio rischio e pericolo. Il peggiore rischio è quello di uscire dal liceo senza averlo fatto, ed essere persone più povere, indifese e infelici.
Per cui:

1.  George Orwell, 1984
Scritto nel 1948, invertendo le ultime due cifre della data per immaginare un futuro atroce dominato dall'incubo del controllo totale dello Stato sull'individuo.
In una Londra tetra e povera (no, non c'è progresso), un uomo e un donna che si amano di nascosto - chi altri può avere la stessa forza? - provano a resistere al potere mostruoso del Grande Fratello. Un romanzo che ha già visto tutto, che ha scrutato nel fondo del futuro per raccontare un presente al quale si deve provare a resistere. Un libro geniale, la madre di tutte le distopie.




2. Emile Zola, Germinal (consiglio la traduzione di Stefano Valenti, Feltrinelli 2013)
«Che sogno! Essere padroni, cessare di soffrire, godere finalmente!»
Tutti gli uomini desiderano essere felici. E dovrebbero esserlo, naturamente. L'ha scritto Dante e l'ha scritto Leopardi. Possiamo fidarci. Ma sappiamo che così non è, e le cause di sofferenza che ciascuno scrittore ha indicato (Dante, Leopardi, Zola...) sono differenti. La risposta "scientifica" di Zola è un pugno nel petto, perchè ci mette senza fronzoli di fronte alla vita quotidiana e alle lotte disperate di un gruppo di uomini e donne nelle minere del nord della Francia, quando l'economia spinge e scatta, e i poveracci schiattano di fatica e di fame.
Romanzo lungo ma avvincente e indimenticabile. Ci vuole solo un briciolo di fatica, a leggerlo sul divano, rispetto alle ore di lavoro in miniera di queste persone che hanno costruito il nostro benessere. Mi sembra quasi che glielo dobbiamo.




3. Scritto nello stesso anno di Germinal (1885), il famosissimo e già consigliato ABC di tutta la modernità psicologica e scientifica: The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde del grande Robert Louis Stevenson.
Ispirato da un incubo notturno, così racconta la leggendaria storia della composizione di questo capolavoro, Stevenson si addentra nei meandri della mente umana e della sua molteplicità, anticipando riflessioni sulle potenzialità e sui pericoli della (cattiva) scienza e dimostrando quanto la buona letteratura abbia la vista lunga.
Consiglio la traduzione di Fruttero&Lucentini, pubblicata da Einaudi cento anni dopo la prima edizione inglese, tuttora in commercio, e rimasta a mio avviso insuperata.



4. La famosa sfida: leggere Sofocle alle Scienze applicate.
Si può e a mio avviso si deve. Perchè pochi classici come Antigone affrontano temi così cruciali per la contemporaneità, e averlo letto, aver riflettuto su queste pagine, ci rende cittadini e cittadine più forti, persone migliori.
Stato e Religione anzi Religioni; Diritti e Doveri; Consenso e Dissenso; Libertà e Totalitarismo; Individuo e Potere; Tradizione e Nuovi diritti; Femminile e Maschile; Eros e Polemos; Eros e Logos; Corpo e Politica; Interno ed Esterno...: questi e altri i "doppi" che esplora la tragedia sofoclea nel V secolo a.C..
Superando lo scoglio di una scrittura per voi inusuale - ma non è che i vostri coetanei del Classico siano persone così strane, eh: se ce la fanno loro... - e incontrando lo stile potente di un'opera tragica antica, si aprono mondi lontani/vicini.
Ammesso ripassarsi la losca vicenda della famiglia di Antigone su wikipedia. Ammesso scivolare un po' veloci quando le cose sembrano troppo oscure.
Obbligatorio fermarsi soprattutto sulle grandi scene di dialogo: Creonte e Antigone, Creonte e il figlio Emone, Creonte e Tiresia. Sottolineare, prendere appunti, fermarsi a collegare storie di oggi (questa dei giorni scorsi è perfetta, ad esempio) o raccontate altrove (mi viene in mente il bellissimo libro La ballata di Adam Henry, di Ian McEwan, che potreste leggervi, da cui è stato anche tratto il film Il verdetto)


Buona lettura, buone vacanze 
(no, non è un'antitesi!)

venerdì 7 giugno 2019

To know her an Intemperance // As innocent as June - Libri per la futura Terza


... e quest'estate, cosa leggo? Certa che il dubbio vi attanagli e siate smaniosi di buoni, ottimi suggerimenti, faccio ancora di più e, contrariamente al solito, vi OBBLIGO a leggere due libri.
Che possono diventare dieci o venti o tre, ma due - almeno due - dovete provarci.

Intanto posso consigliarvi di partire dal nostro Xanadu: a proposito... ha vinto John Green e la classifica finale è questa (siccome molti di questi non li avete ancora letti, andrebbe bene anche attingere da qui):

1.     John Green, Tartarughe all'infinito, Rizzoli
2.     David Benioff, La città dei ladri, Beat
3.     Emily Barr, L'unico ricordo di Flora Banks, Salani
4.     Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti , BUR
5.     David Almond, La canzone di Orfeo, Salani
6.     Ira Levin, Rosemary's Baby, Sur
7.     Kevin Brooks, Naked, Piemme - Frances Hardinge, La voce delle ombre, Mondadori
8.     Patrick Ness, Mentre noi restiamo qui, Mondadori
9.     Allan Stratton, Un viaggio chiamato casa, Mondadori
10. Colson Whitehead, La ferrovia sotterranea, Sur
Fumetto: Thomas Ott, Cinema Panopticum, Logos
Film: Stanley Kubrick, Shining


Aggiungo poi, se non ve lo foste mai segnati, ciò che ci ha consigliato Simone in biblioteca quel giorno. Mi avevano colpito, come del resto a voi, tre cose:
1. Dogchild, il nuovo di Kevin Brooks, ormai un nostro compagno di classe:


2. Tutto per una ragazza, molto più leggero, di Nick Hornby:



3. In realtà il libro che vi colpì maggiormente (mi parve) era Junk di Melvin Burgess, ma ho scoperto che il titolo è molto diverso in traduzione italiana, magari non l'avevate poi trovato. Eccolo qui!




A questa lista aggiungo solo un libro già presentato, già postato, già letto (non da voi, mi pare da nessuno, ma da altri miei studenti).
Mi permetto persino di copiare quanto già avevo scritto in un post precedente: un libro della scrittrice Harper Lee (1926-2016) che ha fatto epoca, il cui titolo originario è To kill a Mockingbird, cioè "uccidere un tordo", fare cioè gesti violenti senza motivo, o motivati in modo pretestuoso, ingiusto, inumano. Proprio come accade quando ci sono razzismi, pregiudizi, paure infondate verso l'altro, e quell'altro è percepito come una minaccia, perchè non lo si conosce ma lo si disprezza come se fosse poca cosa. 
In italiano si è scelta la metafora del Buio oltre la siepe, e superate le prime 50 pagine, a volte faticose, si scopre - lì oltre la siepe - un mondo indimenticabile. Ambientato negli anni della Grande Depressione, in Alabama, la storia di due bambini, un padre "eroe", un a comunità nera emarginata, un potenziale assassino, e un uomo segregato.
Appunto, cercate di superare lo scoglio delle prime pagine, più difficili del solito - non è un libro scritto da gente furba come Brooks e Green, apposta per agganciare i giovani lettori dalla prima riga in tempi di social! - e scoprirete una storia bellissima e un libro fondamentale per diventare ed essere adulti.


Valgono gli audiolibri, valgono altre scelte (intelligenti!), vale non finirli ma saper almeno dire perchè.

Buone vacanze a tutti!


giovedì 23 maggio 2019

Macbettu - di Alessandro Serra

Logo delle t-shirt e dei gadget in vendita al Globe Theater di Londra

Domenica 26 maggio un gruppo di noi andrà a vedere Macbettu di Alessandro Serra al Teatro Massimo.
Non c’è stato tempo di parlarne granché in classe, ma forse è meglio così: la storia tanto la conoscete ed è bello immaginare una sorpresa - in positivo o in negativo - di fronte a uno spettacolo che si preannuncia non convenzionale e di fortissimo impatto scenico.


Per chi però volesse guardarsi prima qualcosa, e leggere un paio di buone recensioni, eccone qualcuna dalla ricca rassegna stampa del sito di Sardegnateatro, che lo produce e promuove in tutto il mondo:

https://www.sardegnateatro.it/sites/default/files/Sipario_14dic.pdf

https://www.sardegnateatro.it/sites/default/files/Sole24ore_22giugno.pdf

https://www.sardegnateatro.it/sites/default/files/IMG_2040.JPG che racconta del suo grande successo internazionale (95 repliche in 11 paesi).

https://www.sardegnateatro.it/sites/default/files/ilfattoquot.pdf che è più critica e parla di alcune «discutibili» scelte di regia.

Per T. ho scovato invece una recensione in portoghese da un quotidiano di São Paulo:
https://www.sardegnateatro.it/sites/default/files/CulturaEstadao_6apr.pdf

Più che parlarne e leggerne prima sarebbe e forse sarà interessante farlo dopo, perchè quest’opera pone allo spettatore interrogativi potenti, a partire dal suo titolo (era necessario sardizzare il nome del protagonista, peraltro solo il suo? E perché?), per arrivare a chiedersi, tra le altre mille domande, cosa succeda nel processo di traduzione, in questo come in tutti gli altri naturalmente, e quale ponte venga così creato tra Barbagia e Scozia, tra qui e lì, tra ora e allora - e perché.

E a proposito di riscritture - più che di semplici traduzioni - vale la pena di ricordare che di Macbeth esistono moltissime versioni attualizzanti e stranianti, al cinema (la più famosa e forse paragonabile al Macbettu di Serra è Il trono di sangue di Akira Kurosawa, grande regista giapponese) e in libreria (l’ultima è rappresentata dal thriller dello scrittore norvegese Jo Nesbø), e di sue tracce è piena in generale la cultura pop, dai Simpson - era prevedibile! - a Breaking bad.



Del resto è lontano il tempo in cui il nostro Dante, nel Convivio, sosteneva che fosse impossibile tradurre la poesia - cioè la letteratura («e però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare, sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia», Cv, I, 7), e ci lancia una bella sfida Italo Calvino quando scrive, nel 1963, che si legge veramente un autore solo quando lo si traduce, o si confronta il testo con una traduzione, o si paragonano versioni in lingue diverse.
Chissà che qualcuno di voi - prima o poi - non si (ri)metta a leggere Macbeth in lingua originale, e poi in italiano, e poi lo compari con questa traduzione di Giovanni Carroni. E lo legga così “veramente”, cioè lo comprenda, e provi meraviglia.